Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

sabato 15 ottobre 2011

Uccidere, prima parte

"Uccidere" è un racconto a puntate. Questa è la prima parte. Le altre puntate verranno pubblicate secondo date casuali. Comunicateci se l'esperimento vi piace.

Meno cose sapeva, meglio era.
"La foto?", ha detto. Poi ha sorriso, tanto che i denti e le labbra sembravano coprire tutto il viso.
Non si poteva dire che fosse una bellezza, con la testa grande, sproporzionata rispetto al torso forte ma minuto, con due ridicole gambette che sporgevano come appendici mal finite dal bacino stretto, appena abbozzato. Ben vestito, però. Ma quel sorriso lo rendeva luminoso in modo offensivo, visto il lavoro che faceva.

"La foto?", ha ripetuto. Ha notato la mia incertezza. Ancora un sorriso. "Stia tranquillo, meno cose so meglio è. Non le chiederò nulla."
"Perché lo fa?", gli ho chiesto. Ero curioso.
"Perché lo vuol sapere?", ha risposto. Anche lui era curioso.
Ho sentito il mio respiro accelerare. Mi spaventava, seduto davanti a me, con le gambe che quasi non toccavano terra.
"Sono curioso." Tanto valeva essere sinceri.
Ha fatto una smorfia, come se avessi sbagliato risposta. "Speravo qualcosa di meglio", ha detto, infatti. "Speravo che l'avesse capito e volesse una conferma."
"Capito cosa?"
"Che non ho scelta, non l'ho mai avuta."
Ha fatto il broncio, di fronte al mio sguardo stupefatto si è mutato in un bambino, triste perché gli è stato negato un giocattolo che desiderava con tutto sé stesso.
"Amo il mio lavoro", ha detto, con gli occhi umidi, "amo prepararmi, le lunghe attese e l'inseguimento, la pianificazione dei dettagli, i guanti neri o bianchi, quale vettura usare durante il compito, cosa mangiare, a quale ora."
Ha sospirato, perduto nel ricordo.
"Soprattutto, amo il mio destino."
"Lei crede nel destino?"
"Sì. Perché saremmo qui, altrimenti?"
"Perché le ho chiesto di aiutarmi."
"Appunto, il destino."
Giravo la foto fra le mani, stando attento che non vedesse la persona ritratta.
"Le sembra sbagliato?", ha concluso.
"Non so."
"Triste? Immorale?"
"Non lo so, le ho detto." Ho cercato di essere il più deciso possibile. Ho alzato la voce. Rozzo, maleducato.
Si è irrigidito. "Può darmi la foto, ora?"
Il killer mi stava davanti e non mi decidevo a consegnargli la foto di chi doveva uccidere.
"Allora?", ha detto, gentilmente.
Conversavamo, mentre decidevamo della vita di mia sorella.
Ha sorriso. Gli ho dato la foto.
L'ha guardata.
"Ecco", ha detto rialzando lo sguardo su di me, "adesso anche lei ha un destino."

Nessun commento:

Posta un commento