Cerca in Lettere agli Amanti

Cerca in Lettere agli Amanti

mercoledì 19 ottobre 2011

Punti di vista

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

"Si chiamava Luigi ma tutti lo chiamavano Puccio.
Da quando era bambino viveva su una sedia a rotelle per una grave forma di distrofia muscolare. Poteva muovere solo la testa.
Aveva uno straordinario e tagliente senso dell'ironia al punto da battezzare “batmobile” la macchina attrezzata per il trasporto degli handicappati che lo accompagnava nei suoi spostamenti.
Un giorno ad una festa un ragazzo inciampò e cadde per terra con il piatto che aveva in mano e lui lo apostrofò: “E poi lo storpio sarei io?”
Amava il cinema, le belle donne e sopratutto scrivere per il teatro.
La sua commedia più bella, “Pazzi”, fu rappresentata con grande successo al teatro Vittoria di Roma.
Partecipò a un quiz televisivo e cadde su una domanda dedicata a Vittorio De Sica (come il personaggio di Nicola in “C'eravamo tanto amati”). Gliene dissi di tutti i colori.
Morì a 36 anni prima di vedere il suo testo rappresentato a Parigi.
Quello che viene riportato qui sotto, sono gli stralci di un articolo che Puccio scrisse per un giornale di cui era redattore capo:


"(..) Un bel giorno di inizio d'estate la nostra presidente mi chiama e mi parla di un “interessantissimoconvegno (una parola sola) che si preannuncia come una catastrofe di grandiose proporzioni che incombe sulla mia testa (..)
Il giorno dell'esecuzione, raffreddato e con minaccia di febbre, mi reco al patibolo che si presenta sotto forma di dibattito su chissà che cosa.
Al termine del dibattito, chiaramente febbricitante, mi avvio verso l'uscita, di corsa. (..) Un ragazzotto sui diciassette anni mi ferma, mi stringe la mano e mi chiede: ”Ma tu, da quanto stai in carrozzina?” Cerco di svicolare. “Non ricordo, è passato tanto tempo”. E mentre cerco di scappare in preda a brividi influenzali, il ragazzotto mi parla di uno zio che ha avuto un incidente e che sta in carrozzina, però non parla più tanto come una volta. Ormai sono incastrato. Per non rispondere “Chi se ne frega di tuo zio!” cerco di tagliare corto: “ Io? Quindici anni di carrozzina ma non è sempre la stessa cosa, però”
“Quindici anni?”, ripete incredulo il ragazzo, “E nun te rode.. ( la frase terminava con un complemento diretto troppo diretto per essere trascritto)”
Mi guarda stupito e poi continua :” Mio zio sta in carrozzina da due anni e je rode una cifra!”
Torno a casa in preda a tosse e starnuti (..) Il giorno dopo, febbre a quaranta e immobilità totale per una settimana. Una settimana durante la quale saltano tutti gli impegni. Una settimana durante la quale “me rode una cifra”.
Fine della febbre e sospiro di sollievo: finalmente torno ad avere una vita normale. Il pensiero mi si blocca in testa e ripenso allo zio di cui sopra.
Vita normale: forse è proprio questo il punto di tutta la questione.
(..) La mia vita normale. Normalità che non è intaccata dall'handicap, che ormai è un aspetto di essa ma che viene messa in crisi da eventi inattesi, quali il raffreddore o la febbre che mi impediscono di fare cose che altrimenti sarei in grado di portare a termine.
Insomma: questione di punti di vista."

Puccio, il tuo non era un punto di vista, ma amare ferocemente la vita."

Andrea Lolli

Nessun commento:

Posta un commento